Pinocchio Storia di un Burattino – Illustrazioni a cura di Massimo Pratali

Pinocchio Storia di un Burattino – Illustrazioni a cura di Massimo Pratali

Edizione a tiratura limitata

Con numerazione per ogni singola copia. Edizione a carattere collezionistico.

Caratteristiche tecniche :

  • Dimensioni 21 x 29,7 (A4);
  • Stampa a colori;
  • Illustrazioni a cura di Massimo Pratali;
  • 144 Pagine;
  • Confezionato con sovracoperta;                                         

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Edizione Tascabile

Caratteristiche tecniche :

  • Dimensioni 11 x 16;
  • Stampa a colori;
  • Illustrazioni a cura di Massimo Pratali;
  • 256 Pagine;
  • Realizzazione anche in lingua Inglese;

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I due volumi contengono la presentazione al progetto editoriale del Dott. Pier Francesco Bernacchi presidente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi. Inoltre sono corredati di un testo critico alle opere a cura del Prof. Ilario Luperini.

Il Pinocchio di Massimo Pratali (Ilario Luperini)

Ancora sul mito popolare di Pinocchio? Sì, certo. Queste essenziali, veloci e sottili immagini di Massimo Pratali confermano che quel mito è radicato nella vita di generazioni e generazioni. Ma anche che, alla fine, non si tratta di una favola. Anche oggi, tra web e global. E’ metafora della vita, immagine efficace di una comunità, espressione ritualizzata dei suoi conflitti interni, nonché specchio dei suoi valori correnti. Massimo Pratali si pone di fronte alla figura del burattino di Collodi innanzitutto sostenuto da inimitabile maestria tecnica. E con una vena creativa che lo conduce a inventare persino gli strumenti del suo bagaglio espressivo. Niente pennelli. Piccoli rametti d’albero appuntati con un temperino o qualcosa di simile, a definire i tratti calligrafici che costruiscono le figure; vernici derivate da segreti miscugli; spugnosi tamponi o pezzi di stoffa lacerata intinti in quei miscugli, a creare atmosfere in continua vibrazione emotiva. E le macchie, le colature di colore sparse, con apparente casualità, negli spazi vuoti delle tavole, al di fuori delle immagini. A testimoniare il lavorio intellettuale e manuale che sta alla base della sua creatività; non imperfezione o trascuratezza, ma consapevole definizione dello spazio pittorico: le figure e le composizioni spaziali sono frutto di immediatezza e, insieme, di paziente e continuativa elaborazione della forma; di perizia calligrafica e di lunga, sperimentata sapienza pittorica. E se dagli stiletti di legno cadono piccole gocce o dalle composizioni colano strisce di vernice, è assolutamente legittimo che esse entrino a far parte dell’immagine definitiva, in quanto evidenti tracce del complesso, defatigante ed esaltante lavoro creativo. Dipingere, per Pratali, non è mai aspetto accessorio, ma identificazione, intenso rapporto con se stesso, dialogo e confronto con gli altri, nel suo essere attento osservatore e sicuro protagonista dello scorrere del tempo nello spazio. Per lui, la pittura è particolare processo creativo: la mano costituisce un formidabile strumento di comprensione, di penetrazione, poiché non si limita ad acquisire una sempre più fine abilità esecutiva, ma innerva una costante ricerca cognitiva. Il lavorio intorno al supporto pittorico stimola riflessioni, considerazioni, voli fantastici che si sviluppano come una lunga e imprevedibile catena di scatole cinesi. E così nasce il Pinocchio di Massimo Pratali.Artista attento, lontano da qualsiasi interpretazione retorica, sostenuto da una forte spinta a rifuggire da ogni traccia di presunzione. Altrettanto distante da ogni vieto luogo comune e da tutte le consunte immagini stereotipate.  Ecco, allora, il burattino calato nella quotidianità, preso dallo scorrere dei giorni, coinvolto nelle continue tentazioni, ambiguità, contraddizioni che, di momento in momento, costellano la vita di noi tutti. Con i suoi risvolti di candore e di innocenza, con i suoi sussulti di autenticità. Una figurina esile, allungata, definita da pochi, essenziali, ingenui segni, avvolta in una corta veste su cui si distribuiscono irregolari cerchietti, con un volto dagli infantili tratti e il lungo naso nero che lì imperioso si accampa. Una figurina dal forte impatto comunicativo dove il taglio obliquo degli occhi e la breve linea della bocca curvata in dolce sorriso, pur nell’inconsistenza degli accenni fisionomici, lievemente annunciano un’atmosfera di soffusa malinconia. E il segno che definisce le figure non è mai monocromo: si addensa o si diluisce man mano che scorre a chiudere l’immagine, cambiando di tono e di intensità. Anche nel volto di Mangiafuoco, più dettagliatamente precisato e inserito in uno spazio vibrante, determinato essenzialmente dal rigido e puntuto cespuglio della barba, gli occhi, più che suggerire il senso del terribile tiranno, emanano un sentimento di pietà, quella pietas latina che, fin dalle origini, sottende una profonda umanità. Sono gli occhi dei suoi personaggi di sempre, carichi di vita e di esperienza, che guardano lontano, verso la comprensione e la solidarietà. Il continuo e raffinato variare dei toni bruni rappresenta la costante cromatica di tutte le tavole, spesso attraversate da guizzi di colore più intenso. Come nella scena dell’impiccagione, dove è l’albero - contorto, nodoso e definito con tinte chiare al centro della tavola - a divenire protagonista, mentre la figura di Pinocchio, minuta rispetto alla possanza del fusto, pende sospesa da un piccolo ramo in alto a destra. E, in contrappunto, in basso a sinistra, le macchie scure del gatto e la volpe quasi scompaiono nello spazio del quadro, vigoroso e fremente.  Una storia struggente, malinconica, attraversata da un profondo umanesimo, una storia di fugaci fantasie e di incombente realtà: le fantasie dei sogni e le realtà dei giorni. Ecco allora che la notissima storia raccontata da Carlo Lorenzini progressivamente sfuma nell’appassionato racconto di Massimo Pratali. Un racconto compreso tra due immagini emblematiche. Nella prima, sulla verticale della tavola si sviluppa una composizione in cui l’esile figura del burattino e la macchia marrone del pezzo di legno da cui ha tratto origine si raccolgono in stretta simbiosi, a significare la loro perenne indissolubilità. Nell’ultima, si fa avanti una nuova persistenza: divenuto bambino, Pinocchio non dimentica la sua precedente natura. L’ombra ne mantiene le sembianze. Con un linguaggio caratterizzato da un coinvolgente alternarsi di solida raffinatezza di segno e vibrante energia delle campiture pittoriche, Pratali indugia sulle figure e sulle scene che meglio esaltano il suo novello umanesimo. La supponente figura del grillo parlante passa in secondo piano. La bambina dai capelli turchini perde la veste stereotipata della fascinosa fata, per assumere l’aspetto di un’amorevole madre di popolari origini, i capelli a mo’ di pezzuola. La figura di Geppetto, scelta dopo una lunga sperimentazione di facce ed espressioni diverse, condensa in sé la preoccupazione del padre e le perplessità del provetto artigiano. Suscitano commozione la figurina di Pinocchio vestito con il sacchetto dei lupini, la calligrafica, allampanata figura di Lucignolo, la scura sagoma del ciuchino in disperata richiesta di aiuto. I carabinieri sono rappresentati solo con una fluente linea di contorno, senza alcun cenno alla loro elegante e austera divisa. Il gatto e la volpe sono sagome solo adombrate. Risalta su un fondo tormentato la nera figura della vecchia protesa a indicare la piccola barca che ”veduta a quella distanza pareva un guscio di noce”. Mantengono il loro aspetto aggressivo solo il pesce-cane e il serpente, mentre Mangiafuoco esprime comprensione più che inumanità. In questo racconto affidato all’incisività di immagini essenziali e profonde, sovente accompagnate da convincenti didascalie (citazioni dal testo originale) scritte a mano, Massimo Pratali afferma ancora una volta l’urgenza e l’attualità della pittura: le tavole non sono una pura operazione estetica, sono un’esperienza totale in cui l’artista offre se stesso, ogni proprio impulso e tutto il suo bagaglio di conoscenze. Affrontando il mito di Pinocchio, Pratali rivela la premura della trasfigurazione come catarsi di un mondo che oggettivamente, nei nostri giorni, lascia veramente poco all’amore, alla solidarietà, alla poesia. Come l’uomo Pratali non è né banale, né piatto e monocorde, così l’artista è vibratile, sostenuto da un sotterraneo, solido filo di intima coerenza che si manifesta attraverso attenzioni e sensibilità di volta in volta peculiari e, dunque, diverse.  In queste tavole, colme di viva emozione, nel delineare e interpretare la figura di Pinocchio, Massimo Pratali rivela la sostanza del suo nucleo poetico: il burattino di Collodi, colto nella sua malinconica quotidianità, personifica lo spirito del nostro tempo, così intricato di dubbi sulla realtà delle cose; così attirato dal gioco delle contraddizioni, così ambiguo in tutto; e insicuro; e, tuttavia, sempre affannosamente teso a cercare una concretezza che dia stabilità.

La mostra dell’artista Massimo Pratali è stata ospitata all’interno del museo del Parco di Pinocchio a Collodi dal 2 Maggio 2017 al 4 Giugno 2017 visitabile tutti i giorni gratuitamente.

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I 2 volumi sono stati presentati il 13 Maggio 2017 all’interno del museo del Parco di Pinocchio con la presenza del Presidente della Fondazione Nazionale Carlo Collodi Pier Francesco Bernacchi.

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Il 27 Maggio 2017, durante l’evento “Compleanno di Pinocchio“, l’autore delle opere Massimo Pratali e la casa editrice (CLD Libri) sono stati premiati per la preziosità e per il valore del progetto editoriale e della mostra di pittura che è stata creata per valorizzare l’importanza educativa della favola di Pinocchio, famosa in tutto il mondo.

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I due volumi sono stati realizzati con il testo originale della Fondazione Nazionale Carlo Collodi ed inoltre hanno contribuito economicamente al progetto editoriale i seguenti partner: